di Lucrezia LesaLe elezioni americane si avvicinano e, in uno dei più controversi momenti della storia statunitense, la popolazione si trova divisa più che mai. Sembrerebbe che anche questa volta i cittadini si ritrovino a dover decidere il “meno peggio”. Con i repubblicani si rischiera Donald Trump. Molti fanatici venerano il suo operato come una delle migliori presidenze mai avute, principalmente perché il suo spirito imprenditoriale l’ha portato a governare gli Stati Uniti come fossero un’azienda, lanciando (prima della pandemia e delle proteste antirazziste) l’economia del Paese. Però le sue decisioni, come la costruzione del muro sul confine messicano, hanno pesato molto sulle minoranze, sue principali oppositrici. Chi sta invece facendo un po’ le veci dei più deboli è Joe Biden, ex vice presidente di Obama, dunque appartenente al Partito Democratico. Pro al controllo delle armi e ad una sanità più accessibile, contro la pena capitale. Anche sull’immigrazione le sue opinioni sono molto aperte: “bisogna proteggere i confini sì, ma anche garantire la dignità dei migrati assicurandogli il diritto legale di richiedere asilo”. Sembrerebbe il candidato perfetto dei progressisti, ma anche lui nasconde mille contraddizioni. Nel 1993 firmò a favore del “Defense of Marriage Act”, un’emendamento che definiva l’unione matrimoniale esclusivamente tra un uomo e una donne, mentre durante la campagna elettorale 2020 si definisce paladino della comunità LGBT. Non solo, anche la sua vice presidente Kamala Harris, senatrice di colore della California, una volta si schierò contro Biden dopo che egli difese la reputazione di due senatori che, secondo la Harris, costruirono una prospera carriera sulla segregazione razziale. Dall’altra parte Trump pare un po’ più onesto e senza peli sulla lingua, ma presenta idee che non trovano il consenso di molti cittadini americani. Durante la sua presidenza ha ostacolato molte riforme a favore della comunità LGBT e sulla parità dei sessi. Per quanto riguarda le armi, secondo Trump la soluzione contro i massacri nelle scuole non è il “gun control”, ma l’intensificazione delle stesse, schierandosi con l’idea che più professori dovrebbero detenere un’arma. Sul tema della sanità il suo partito non ha ancora presentato un vero e proprio piano, ma dal passato si può dedurre che non sia certamente interessato a una maggiore spesa pubblica nel settore. Il tema su cui fa più leva è l’immigrazione: la sua dura posizione contro l’immigrazione clandestina l’ha reso uno dei presidenti più amati e odiati della storia. Inoltre, molti cittadini si sono opposti anche alla sua gestione della pandemia: dopo essersene lavato le mani, ha dovuto fare retromarcia davanti al numero dei contagi negli USA, ormai il paese più colpito dal CoViD-19. La politica internazionale è un punto di forza. Infatti, grazie al suo ruolo di mediazione nel rapporto tra Emirati Arabi e Israele, Trump è riuscito addirittura ad aggiudicarsi una candidatura per il Premio Nobel per la Pace del 2021. In mezzo al più importante conflitto elettorale della storia americana non poteva mancare il colpo di scena: Kanye West candidato alla presidenza. Il sondaggista Terrance Woodbury ha dichiarato che “Kanye West non avrà mai abbastanza voti per diventare presidente, ma potrà raccogliere abbastanza elettori per determinare il risultato di queste elezioni”. “Rubando” dei voti ad uno dei candidati, Kanye potrebbe ribaltare una situazione vicina al pareggio; vista la sua precedente vicinanza con i repubblicani la bilancia potrebbe pendere a loro favore. FONTI: Cnn, Bbc, NewYorkTimes |
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