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Fuga di cervelli

Cause e conseguenze del grande esodo dal bel Paese

22.04.2020
60"
di Lucrezia Lesa

Un po' di numeri

Ogni anno sempre più giovani lasciano L’Italia. Secondo i dati Istat, nell’ultima decina d’anni sono stati ben 816mila gli expats registrati in un comune estero, “quanto gli abitanti di una grande città” come riporta La Stampa. E comunque i numeri non coincidono alla realtà, in quanto riguardano solo coloro che hanno spostato la propria residenza, tagliando fuori un grande numero di giovani che, seppure ancora residenti in Italia, studiano e lavorano all’estero. L’Eurostat ha infatti dimostrato che dopo la Grecia, l’Italia è il secondo Paese dell’Unione per esodo di laureati.

Le cause

Come recitava Mario Schiano nei panni del lungimirante professore, ne La meglio gioventú, al suo giovane brillante alunno “lasci questo Paese […] un posto bello e inutile. Qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri”. Ed è proprio per questo che tanti giovani, alla ricerca di innovazione e di stimoli, partono per altre mete. La crisi italiana non si concentra esclusivamente sul piano economico, ma è una crisi mentale. Non c’è cambiamento, non c’è voglia di rinnovarsi. É questo il motivo principale che spinge i nostri giovani intellettuali a cercare di realizzarsi altrove. Per non parlare del fatto che all’estero i salari superiori, i contratti a tempo indeterminato e l’alta meritocrazia contribuiscono come fattori di maggior “sicurezza” rispetto al senso di precarietà sul posto di lavoro in Italia.

Le conseguenze

La fuga di cervelli ha ripercussioni sull’economia piuttosto pesanti. Per ogni laureato all’estero l’Italia perde ben 250mila euro di tasse (Il Fatto Quotidiano), che in totale costa al nostro Stato circa 14 miliardi l’anno (Il Sole 24 Ore). Ciò che crea più imbarazzo è che questi studenti siano stati formati con le nostre risorse, diventando menti estremamente richieste negli altri Paesi, ma totalmente sottovalutate nel nostro. L’ex ministro dell’Istruzione Fioramonti, anch’egli “cervello in fuga” in Sudafrica per tanto tempo, in un’intervista ha dichiarato quanto sia vergognoso che altre nazioni si facciano forti delle competenze che gli abbiamo regalato.

Il bisogno di cambiamento

L’Italia sta pertanto lavorando al fine di azzerare questo deficit, ma ciò che realmente servirebbe è un cambiamento collettivo di una mentalità antiquata. Bisognerebbe smettere di credere che la vecchiaia porti saggezza e che i giovani non sono una risorsa per le loro scarse competenze. I giovani sono il futuro, sono malleabili e apprendono molto più velocemente. I giovani stanno vivendo in un’epoca di veloci e radicali cambiamenti, che permette loro di adattarsi a quest’ultimi meglio dei tanto prestigiosi vecchi dinosauri.

FONTI La Stampa, L’Espresso, key4biz, Il fatto Quotidiano, Il Sole 24 Ore

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