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Una app contro il coronavirus

La risposta della Corea del Sud alla pandemia è tecnologica

17.03.2020
60"
di Francesco Saverio De Marchi

Una strategia preparata

Quando inizia la crisi epidemica, il governo coreano decide di tenere aperte le porte del paese. Qualcuno potrebbe pensare ad una scelta folle, magari dettata da interessi economici; non è così. Nel 2015 la Corea del Sud deve intraprendere una battaglia con un nemico simile (per certi versi) a quello che affrontiamo oggi, la MERS. La sindrome respiratoria medio-orientale si diffuse nel paese e vide una debole reazione del governo. Per evitare il ripetersi dell’errore, la Corea decise di promulgare una legge sulle malattie infettive che avrebbe garantito in futuro una risposta adeguata. Lo Stato ottenne così il potere, in caso di possibile epidemia virale, di tracciare persone e gruppi di individui più vulnerabili al virus. Così sta facendo oggi per contrastare la pandemia.

Il tracciamento dei movimenti

Corona 100m. Questo il nome dell’applicazione coreana lanciata per combattere il virus, risorsa fondamentale nel complesso sistema di tracciamento dei movimenti dei contagiati. L’app notifica l’utente quando questo si avvicina, in un raggio di 100 metri, a un luogo visitato da persone positive al virus. Corona Map, invece, informa costantemente i cittadini su quali posti evitare. Un sistema così complesso ha però un caro prezzo in termini di privacy. Il governo può accedere a tutti i dati necessari per conoscere gli spostamenti dei contagiati, ripercorrendo così la mappa dell’epidemia (ed esclusivamente a questo scopo).

I numeri sul contagio in Corea

L’Italia ha ormai sorpassato i casi coreani. Si, sorpassato. La Corea del Sud, fino al 9/10 marzo, registrava più casi dell’Italia. Il 14 marzo in Italia si registrano circa il doppio dei casi della Corea (OMS). Si potrebbe pensare che ciò sia dovuto ai pochi tamponi, ma con 15000/20000 (AGI) test al giorno, la Corea del Sud è uno dei paesi che più sta controllando la diffusione del CoViD-19. Il motivo dietro questa grande disparità di contagiati risiede proprio nel tracciamento e identificazione dei positivi. Il picco del contagio in Corea sembra essere circoscritto ai fedeli di una setta (Shincheonji) che non avrebbero rispettato i consigli del governo per motivi religiosi. La tecnologia e una legislazione favorevole hanno permesso di evitare il diffondersi dell’epidemia senza il blocco totale della nazione.

Una questione anche culturale

Un sistema apparentemente efficace, ma applicato in un paese culturalmente distante dal nostro. Corea, Giappone e Cina, seppur in modo differente, riescono ad affrontare la crisi sanitaria (temporaneamente) con successo. Misure restrittive delle libertà individuali, necessarie per garantire la salute pubblica, sono più sopportabili per un popolo che ha sempre dimostrato il proprio rispetto per l’ordine pubblico. A prescindere da ciò, la Corea ci mostra una tattica alternativa per affrontare questo nuovo nemico.

Fonti: WHO, AGI

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