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Il climate change può riportare in vita vecchi virus

Oggi la nostra attenzione è rivolta al nuovo Coronavirus-19, ma altri pericoli si nascondono nei ghiacciai

13.03.2020
60"
di Lucrezia Lesa

Le conseguenze dello scioglimento

Le temperature ai Poli sfiorano i 20°C, i ghiacci continuano a sciogliersi, il livello del mare comincia ad innalzarsi. Ma questa volta un nuovo imminente pericolo è all’orizzonte: il risveglio dei batteri. Alcuni scienziati hanno scoperto che sotto il Permafrost (quello che sembrava essere un “ghiacciaio permanente”), giacciono dei batteri dormienti, le cosiddette spore, da migliaia di anni. Di conseguenza, quando il ghiaccio si scioglie, questi batteri ritornano in vita.

Gli effetti sull’uomo

Semplice: i nostri corpi non sono mai venuti a contatto con questi microbi, quindi le nostre difese immunitarie non sono in grado di combatterli. Fortunatamente non tutte queste spore sono dannose alla salute, in quanto il processo di disgelo le indebolisce. Tuttavia, bisogna concentrarsi sul possibile impatto dei cosiddetti “virus giganti”. La loro notevole dimensione li rende talmente resistenti alle basse temperature da potersi poi riattivare completamente. È il caso del Mollivirus sibericum, scoperto essere un batterio innocuo, ma capace di rimanere dormiente in Siberia per ben 30mila anni. Le preoccupazioni quindi sono rivolte ai virus giganti più infettivi, e si pensa che il virus dell’influenza spagnola, del vaiolo e della peste bubbonica, potrebbero ricominciare a circolare nell’aria.

Il caso antrace

Già nel 2016 un contenuto caso di questo fenomeno ha fatto aprire gli occhi a molti ricercatori. Stiamo parlando dell’antrace, un batterio riattivatosi con il disgelo di una carcassa di renna di ben 75 anni nella Russia Nord-Occidentale. Il batterio ha costretto 20 persone a richiedere cure mediche, stroncando la vita di un bambino di dodici anni.

Le differenze con il Coronavirus-19

Ora come ora la popolazione è concentrata principalmente sulla guerra contro il coronavirus SARS-CoV-2. Nonostante i dati ora a disposizione ci mostrino che la mortalità si aggiri intorno al 3%, ciò che spaventa maggiormente è l’alta trasmissibilità del misterioso virus proveniente dalla Cina. Nel giro di pochi mesi il virus è circolato con enormi conseguenze di tipo economico e sanitario. Le ripercussioni di un eventuale contagio virale dell’influenza Spagnola, per esempio, potrebbero essere ancora più estese: stando ai dati rinvenuti dall’epidemia che ha massacrato la Spagna nel XX secolo, ben mezzo miliardo di persone sono state contagiate, di cui, secondo le stime, persero la vita tra i 25 e i 50 milioni. È di vitale importanza che la popolazione collabori al fine di bloccare la diffusione del nuovo coronavirus, ma la nostra attenzione deve volgersi anche verso ciò che il climate change sta riportando in vita.

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