Se si ferma la fabbrica del pianeta l’economia mondiale rischia più di quanto può permettersi
di Francesco Saverio De MarchiL’epicentro del contagioPer comprendere gli effetti del CoViD-19 sull’economia è fondamentale osservare il luogo d’origine del virus. La Cina non è solo l’epicentro della pandemia, ma anche la fabbrica del pianeta. Questa coincidenza ha delle conseguenze drastiche sull’economia mondiale. Com’è ben noto, il settore manifatturiero è stato esportato in buona parte nel mercato asiatico e principalmente proprio nella Cina continentale. Come spesso avviene in un mercato globalizzato, i paesi più avanzati tendono a concentrare i propri sforzi in settori ad alto contenuto tecnologico, trasferendo la fase di trasformazione delle materie prime in paesi ad alta concentrazione di capitale umano. La fabbrica del pianetaLa Cina è un grandissimo esportatore di mobili, telefonia, computer e altri apparecchi elettronici. E’ probabile che proprio questi settori siano duramente colpiti dalla forte frenata dell’economia cinese. Anche l’automotive è al centro dell’attenzione. La Cina è il più grande produttore e consumatore del settore. Infine non possiamo limitare l’analisi al lato dell’offerta. La Cina è il maggiore acquirente di materie prime, con una domanda di 500 miliardi solo nel 2018 (fonte ISPI). Brasile, Russia e Australia, principali protagonisti del mercato, saranno fortemente coinvolti dalla crisi. Non solo la CinaE’ ormai evidente a tutti che non si può vedere al virus come un problema cinese e tantomeno circoscritto a qualche paese asiatico ed europeo. Classificando il CoViD-19 come pandemia, l’OMS fa chiarezza sulla pericolosità di diffusione. Il virus circola da tempo negli Stati Uniti, in Germania, Corea, Giappone e Iran. Col passare dei giorni gli effetti economici saranno molto più forti ed evidenti. I governi nazionali cominceranno a prendere misure sempre più restrittive per contenere il virus, scelte che costeranno diversi punti in termini di PIL. L’Italia è il primo esempio europeo di politiche di contenimento sempre più limitanti. I tentativi di tamponamentoAlcuni vicini europei commentano criticamente le scelte del governo italiano, ritenute esagerate o addirittura folli. Tra non molto si renderanno conto della gravità del problema e la risposta non tarderà ad arrivare. A quel punto gli effetti sul trasporto (aereo, su gomma e su rotaia), e quindi sul turismo più in generale, saranno pesanti; più di quanto lo siano oggi. Una crisi economica causata da un evento imprevedibile ed eccezionale avrà bisogno di una risposta altrettanto eccezionale. In questo senso va visto lo stanziamento di 25 miliardi previsto dal Governo e l’estensione del Quantitative Easing (QE) di 120 miliardi da parte della Banca Centrale Europea. Se queste misure saranno o meno efficaci a tamponare l’emorragia, ce lo dirà solo il tempo.
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