L’assemblea costituente eletta dopo la seconda guerra mondiale da forma al sistema parlamentare
di Francesco Saverio De MarchiIl referendum popolareCon la fine della seconda guerra mondiale e la liberazione dall’invasore tedesco, rimane un problema di non poco conto: quale sistema politico scegliere? Il 2 giugno del 1946 si tiene un referendum popolare, gli elettori sono chiamati a scegliere tra Repubblica e Monarchia. La maggioranza degli italiani sceglie la Repubblica con uno scarto di circa 2 milioni di voti. Gli elettori sono chiamati anche a votare l’assemblea costituente, che avrà il difficile compito di disegnare la Carta Costituzionale. L’assemblea costituenteI movimenti politici che compongono il CLN (Cominato di Liberazione Nazionale) si scontrano per la prima volta nelle urne. Sono tre i partiti che ottengono un peso consistente nell’assemblea. La Democrazia Cristiana con il 35% dei voti, il Partito Socialista con il 21% e il Partito Comunista con il 19%. Seguono i liberali riuniti nell’Unione Democratica Nazionale con il 7% e il Partito Repubblicano con il 4.4% (ottengono dei seggi anche altri partiti minori). In opposizione ai partiti del CLN ci sarà il Fronte dell’Uomo Qualunque con il 5.3% e altri partiti monarchici. Il bicameralismo perfettoI ‘’padri costituenti’’ scelgono una particolare forma per il futuro Parlamento. La paura di un possibile ritorno del fascismo e il rischio che l’avversario possa governare da solo il paese spingono verso un sistema che eviti il più possibile tali scenari. Il Parlamento italiano viene diviso in due assemblee, la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica. Le camere svolgono le medesime funzioni: approvano le leggi, votano la fiducia al governo ed eleggono altri organi previsti dalla Costituzione. Si distinguono solo per alcuni caratteri strutturali, ad esempio il Senato conta 315 senatori, mentre i Deputati sono 630. Prende così il nome di bicameralismo perfetto (o paritario). Le critiche e i tentativi di riformaDiverse le critiche di cui è oggetto il Parlamento. La necessità che il medesimo testo di legge venga approvato da entrambe le assemblee. La possibilità che tra l’una e l’altra camera si formino diverse maggioranze politiche. L’eccessivo numero dei parlamentari. Matteo Renzi ne tenta la riforma nel 2016, perdendo il referendum. Ci riprova oggi il MoVimento 5 Stelle riducendo il numero dei parlamentari a 400 Deputati e 200 Senatori. Il 29 marzo saremo tutti chiamati a votare per confermare o meno il ‘’taglio dei parlamentari’’(o della rappresentanza). E tu cosa ne pensi? Sei contrario alla riforma del MoVimento o ritieni necessario ridurre il numero dei parlamentari? |
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