La crisi economica che trasforma una "sbornia da potenza" in una "sconfitta da recessione"
di Joel BudaiL’importanza dell’oro neroPer comprendere qual è l’attuale situazione venezuelana e perché si è arrivati a questo tragico scenario è necessario andare indietro di un po’ di anni. Partiamo dal 1999: Hugo Chavéz (che pochi anni prima tentò un colpo di Stato) vince le elezioni e diventa Presidente della “Repubblica Bolivariana del Venezuela”. Si realizza così un sogno collettivo: la “Rivoluzione Bolivariana”. Nei primi anni il programma chavista ebbe un discreto successo e a favorirlo fu essenzialmente l’esorbitante prezzo del petrolio, che costava circa 140$ al barile, il che significa avere un’ampia entrata pubblica. Questa permise l’attuazione di un programma socialista basato sull’aumento della spesa pubblica, così da garantire aiuti agli strati sociali più deboli. Il nuovo presidente, Nicolás MaduroTuttavia, la “benedizione” del petrolio non può durare in eterno. Le oscillazioni del suo prezzo, come la storia ci insegna, da sempre caratterizzano questa risorsa ritenuta “divinità pagana” dalle potenze mondiali. Di fatto già nel 2007 si iniziano ad intravedere le ombre di una crisi che in pochi anni si abbatterà prepotentemente sul territorio nazionale. Nel 2013 Chavéz, colpito da cancro, muore. A succedergli sarà l’attuale Presidente Nicolás Maduro. L’opposizione diventa più dura a causa della situazione sociale: la rivoluzione bolivariana non riesce più a produrre buoni risultati e ha inizio il suo fallimento. La povertà incombe sulla popolazione che più volte scende in piazza a protestare. Maduro risponde in modo duro e repressivo, tant’è che ad oggi si contano molti casi di prigionieri e perseguitati politici. Dalla crisi economica a quella umanitariaIl nazionalismo di Maduro funge da vetrina all’attuale situazione economica: l’inflazione ha superato il 1.000.000% e il denaro non è sufficiente per l’acquisto dei beni essenziali, come cibo e medicine. Qualora un cittadino se lo possa permettere, resta comunque difficile trovare gli alimenti nei supermercati o le medicine, in quanto la loro presenza non è mai garantita. Questo spinge milioni di venezuelani ad emigrare. Dalla crisi economica ecco che si genera un’emergenza umanitaria. Per capirne meglio le proporzioni: il Venezuela ha una popolazione di circa 30 milioni di abitanti e, negli ultimi cinque anni, 4 milioni sono emigrati e spesso con modalità disumane, come ad esempio la fuga a piedi dal Paese. L’Assemblea Nazionale contro MaduroDal punto di vista politico, la crisi raggiunge il suo punto più critico all’indomani della rielezione di Maduro nel 2018, elezioni considerate truccate e che registrano più del 50% di astenuti, percentuale importante per capire la percezione politica collettiva del momento. L’ Assemblea Nazionale (ovvero il Parlamento, praticamente esautorato), dal 2015 guidata dall’opposizione di centro-destra, disconosce Maduro. Ad una circostanza già problematica si aggiunge l’auto proclamazione di Juan Guaidó come Presidente ad Interim, il quale è appoggiato da diversi Stati, tra cui gli USA. Questa situazione ha più volte alimentato la paura per una possibile guerra civile. Resta il fatto che l’Assemblea Costituente appoggia Maduro e questo non è un dato trascurabile in quanto il Presidente potrebbe avvalersi di tale organo per modificare la Costituzione a suo favore e prolungare il suo mandato. In tal senso parliamo di “dittatura della democrazia”. La situazione è estremamente delicata e a rimetterci sono i milioni di venezuelani rimasti nel loro Paese. A questa complessità si aggiungono gli effetti di una pandemia globale che aggravano ancor più le condizioni di un Paese già da tempo in ginocchio. Una situazione di vero e proprio stallo. |
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